BILANCIO SOCIALE

Che cos’è

Il Bilancio Sociale è divenuto oggi giorno una forma di lavoro fondamentale nel mondo in cui ci troviamo, così l’associazione denominata Enjoy Bike a.s.d. “nata il 03.11.2008” ha deciso di realizzare tale forma di esame, attraverso cui compiere l’analisi dei risultati ottenuti e di quelli realizzabili in futuro, per svolgere cioè quell’indagine interna sul proprio operato, indispensabile per definire le strategie dell’associazione e cogliere gli aspetti sociali del proprio agire.

Idee di responsabilità

La responsabilità è un valore geometricamente identificabile, un dispositivo organizzativo o un contenitore sociale che rende possibile discutere e far interagire molteplici questioni? Possiamo parlare di responsabilità in modo astratto e atemporale? La domanda potrebbe anche essere riformulata: le possibili idee di responsabilità sociale vengono promosse (e impiegate) indipendentemente dai contesti in cui si opera? E le concrete pratiche qualificabili come socialmente responsabili dipendono anche dalle caratteristiche delle organizzazioni e dai loro settori di attività? Responsabilità è un termine da usare al singolare o al plurale? Associazioni responsabili per cosa, per chi, ma soprattutto perché? Nel circoscrivere il tema della responsabilità sociale, diversi sono i luoghi su cui porre l’accento:
Le associazioni devono assumere gli interessi generali come fini (o vincoli) delle loro azioni. Le diseguaglianze economiche, i disastri ecologici, lo sfruttamento e la povertà, le guerre permanenti e ricorrenti sono davvero problemi che riguardano anche gli attori economici?
Responsabili, cioè attente ai portatori di interesse. Si danno almeno due possibilità su cui spesso si sorvola : si tratta di porre attenzione ai comportamenti organizzativi che impattano sugli interlocutori , o ci si deve impegnare nello sviluppare relazioni con i diversi portatori di interesse? Nel primo caso l’associazione stabilisce unilateralmente quali sono le criticità vincolandosi eventualmente a porvi rimedio; nella seconda ipotesi aree di tensione e compiti non sono in precedenza definiti ma devono essere individuati attraverso il dialogo: per quale via è possibile interagire con gli interlocutori su questioni davvero delicate e quante associazioni sono in condizioni di sostenere questi processi?
Responsabilità come esito di dispositivi organizzativi definiti che inducono condotte rispettose di standard o norme superiori. Si tratta di introdurre sistemi, codici, linee guida, prescrizioni: è il trionfo dei modelli accreditati.

Responsabilità come atteggiamento culturale ed operativo complessivo, che deve investire le organizzazioni produttive e indurre a considerare con attenzione i pensieri che orientano i comportamenti e gli effetti che si determinano, non solo nella propria sfera d’azione, ma nella comunità in cui si inserisce.

Quali sono gli obiettivi del ruolo di responsabilità sociale?

Valore Sociale ha come obiettivo principale quello di contribuire alla definizione e alla diffusione di una nuova cultura della RSI, fondata su proposte e strumenti di sostenibilità economica, sociale e ambientale coerenti con i principi e i valori della società civile italiana e internazionale e dell’economia etica. Oltre a una fondamentale attività di sensibilizzazione, comunicazione e dibattito, l’associazione definirà uno standard di associazioni socialmente responsabili.

Che cosa si intende con RS e perché un’organizzazione dovrebbe essere socialmente responsabile? In che modo le organizzazioni definiscono le loro responsabilità? Quali esperienze sono state fatte, quali i processi in corso? Come delineare percorsi sostenibili e verificabili per estendere la responsabilità nelle associazioni?

Il bilancio sociale territoriale.

  • Bilancio: redigere un bilancio è ricapitolare le attività di un dato sistema mediante variabili economiche per evidenziare vantaggi, esprimere relazioni e rendere possibili valutazioni. Fare un bilancio allude all’azione del ponderare gli elementi a favore e quelli contro, ma anche quali meccanismi lo determinano (redigere un bilancio è produrre una particolare conoscenza sul sistema esaminato).
  • Sociale: l’accezione con cui viene adoperato l’aggettivo sociale deve essere esplicitata: è in corso un bilancio delle politiche, servizi e interventi sociali, cioè delle azioni? Ci si riferisce ai problemi sociali? O piuttosto a fenomeni che impattano sulla società nel suo complesso, siano essi sociali, economici, ambientali, o di un’altra natura?
  • Territoriale: intendiamo il territorio come spazio identificato da alcune caratteristiche comuni; vedi l’espansione demografica e urbana dovuta alle immigrazioni, i processi di deindustrializzazione e l’attuale qualificazione urbana?
  • Bilancio Sociale Territoriale: come capire cosa sta accadendo in un territorio? Il BST è uno strumento per ricapitolare e proporre considerazioni multi prospettiche di risultati sociali, economici e ambientali che un territorio e i suoi attori esprimono, le criticità in evoluzione, le possibili aree di assunzione di responsabilità condivisa. L’espressione “bilancio sociale territoriale” sembra esprimere un’intenzione valutativa di criticità e risultati che si manifestano in un determinato territorio in relazione a molteplici aspetti.

La qualità della vita è un costrutto sul quale è opportuno confrontarsi.

Perché fare il bilancio sociale?

Il bilancio sociale è uno strumento di comunicazione che fornisce informazioni complete e dettagliate riguardo la società che lo realizza, la sua attività, i suoi vantaggi competitivi, i suoi impegni e responsabilità che si assume nei confronti del contesto sociale. Tramite il bilancio Sociale, l’Enjoy Bike a.s.d. si propone di informare la società sul suo progetto (“chi è, cosa fa e come lo fa”) a tutti coloro che si identificano quali portatori di interesse (sponsor e pubbliche amministrazioni, scuole ecc.).

Ecco cosa intendiamo fare: a piedi e in bici, con le amiche e con gli amici, con la comunità. Aprire le porte di casa e aiutarli a crescere. I momenti in autonomia con i compagni, per mettersi alla prova lontano dagli adulti, sono esperienze necessarie, che i genitori tendono a evitare, perché spaventati da un eccesso di allarme sui rischi sociali e sulla devianza giovanile. I rischi effettivi vanno ridotti costruendo condizioni di vita che consentano sorveglianza sociale, ma anche organizzando e costruendo diversamente la città. La soluzione non consiste nel tener costantemente sotto controllo i ragazzi e neppure nel chiuderli in casa davanti alla televisione o in giro “sulle strade elettroniche di Internet”. Bambini e ragazzi, per crescere davvero, hanno bisogno di vivere da soli una parte del loro tempo, ma anche di non essere lasciati soli con le loro emozioni. Essi invece vivono spesso il paradosso di essere molto controllati, ma sostanzialmente soli. Parlare assieme di ciò che fanno nel tempo libero, aiutarli a riflettere sulle loro esperienze, a metabolizzarle, è un modo importantissimo di esserci anche dove non possiamo seguirli con l’occhio. In poche parole : aiutarli a crescere. Ma come introdurre le idee in pratica? Come si può ripensare una parte di città, progettando interventi e azioni che la rendono fruibile da bambini ragazzi? Ovviamente serve la collaborazione della scuola, che dovrebbe farsi promotrice di progetti, dei genitori, delle amministrazioni locali, di altri soggetti attivi nel territorio.

Ecco cosa si propone.

Primo passo: come coinvolgere le istituzioni scolastiche sul progetto: “a scuola in bici”.

In primo luogo far pervenire al Consiglio d’Istituto e al collegio dei docenti che esaminano la proposta e la discutono, per tradurla in progetto e inserirla nel piano formativo (POF), esplicitando le valenze educative e la necessità di dialogo e collaborazione con il territorio. Sulla base di questa scelta progettuale condivisa, la scuola si può dedicare alla costruzione delle relazioni e alla ricerca delle collaborazioni necessarie. Il progetto presuppone che i bambini siano coinvolti più consapevolmente in contesti di apprendimento, che già la scuola in parte propone, volti a:

  • Acquisire elementi di educazione stradale e alla mobilità in relazione al percorso casa-scuola, in quanto pedoni (e ciclisti) e più specificamente, a titolo esemplificativo :
  • Conoscere gli spazi della strada e più in generale gli ambienti urbani;
  • Acquistare la consapevolezza che la strada è un ambiente che richiede la capacità di inviare e recepire messaggi e che la segnaletica è utile per proteggere i pedoni (e ciclisti);
  • Conoscere la segnaletica che riguarda pedoni (e ciclisti);
  • Porre la segnaletica e le regole del traffico in relazione a contesti, situazioni e stimoli specifici, cui occorre saper rispondere;
  • Conoscere le dinamiche del traffico riguardanti i pedoni (e ciclisti);
  • Comportarsi da pedone (e da ciclisti) in modo corretto nel traffico;
  • Conoscere e percepire i fattori naturali e artificiali che modificano l’ambiente del traffico e sviluppare le strategie comportamentali i relazione a tali variabili.

Acquisire una maggiore autonomia personale e una migliore capacità di relazione con contesti e persone, più specificamente:

  • Individuare i punti pericolosi del percorso casa-scuola;
  • Saper analizzare problemi, elaborare ed esporre proposte di miglioramento;
  • Arricchire l’ambiente urbano e costruire un rapporto di appartenenza;
  • Riconoscere i comportamenti scorretti di adulti e bambini in quanto pedoni, ciclisti, automobilisti;
  • Incrementare l’autonomia di movimento.

Impegnarsi in attività dell’area logico-matematica, quali:

  • Orientarsi all’interno di una mappa del proprio quartiere;
  • Costruire diagrammi ad albero;
  • Somministrare un breve e semplice questionario e quantificarne le risposte;
  • Utilizzare il concetto di percentuale;
  • Produrre istogrammi.

Impegnarsi in attività relative all’area linguistica e comunicativa, quali

  • Scrivere una lettera, seguendo una traccia;
  • Descrivere il percorso casa-scuola sulla base della sua conoscenza e della sua rappresentazione grafica;
  • Comunicare a tecnici e amministratori pubblici le proposte volte a migliorare le condizioni di sicurezza e di percorribilità dei tragitti quotidianamente utilizzati per raggiungere la sede del proprio istituto scolastico;
  • Produrre materiali finalizzati a sensibilizzare la cittadinanza ai problemi di mobilità di bambini e ragazzi.

Impegnarsi in attività relative all’area antropologica, quali:

  • Osservazione approfondite dell’ambiente urbano;
  • Riflessioni sull’urbanistica della città e in particolare del quartiere in cui si vive;
  • Riflessioni sulla mobilità e sull’uso dello spazio pubblico.

Secondo passo: le alleanze indispensabili.

Come abbiamo visto, gli ostacoli da affrontare e superare sono molti: la paura dei genitori verso gli sconosciuti, la paura del traffico, ma anche la fretta di chi va a letto tardi la sera e la mattina deve correre per non far tardi a scuola o al lavoro, lo zaino pesante, i bambini con poca esperienza in quanto pedoni e ciclisti.. tanto per elencarne alcuni. E’ quindi necessario che la scuola trovi il più alto numero di alleati che aderiscano al progetto apportandovi le competenze e le risorse di cui dispongono, per agire insieme creando contesti favorevoli per il cambiamento di comportamenti e il raggiungimento degli scopi. Il primo passo è costruire un tavolo di lavoro dove tutti quanti i soggetti, senza egemonie ma con grave spirito di collaborazione, possano dare un contributo alla buona riuscita del progetto, esaminando le difficoltà man mano che si presentano. Gli insegnanti più sensibili dovranno dialogare con i colleghi, quindi, insieme, coinvolgendo i genitori dei bambini e delle bambine che già si muovono autonomamente a piedi o in bicicletta, per dimostrare agli altri che si tratta di un’esperienza praticabile. Sarà ovviamente indispensabile il supporto dell’Amministrazione Comunale per organizzare il traffico e proteggere alcuni attraversamenti, ma anche la collaborazione di associazioni di volontari, anziani, ecc..

Terzo passo: la raccolta dei dati.

Per poter stabilire come agire per superare le difficoltà c’è bisogno di informazioni e dati. Il progetto esce quindi dai tavoli di progettazione, per entrare in contatto con ragazzi e famiglie, per mezzo di due questionari, uno per i bambini e uno per i genitori, che raccoglieranno informazioni sull’autonomia di bambini e ragazzi nei percorsi casa-scuola e sulle forme della loro mobilità, sulla percezione che ragazzi e genitori hanno della loro sicurezza e del pericolo, sulle ragioni che ostacolano l’autonomia dei ragazzi e la fiducia dei genitori, per individuare i punti critici della viabilità e anche per posizionare sulla carta della città gli itinerari (ciclo-pedonali) casa-scuola dei ragazzi. Segue una traccia di questionario per i ragazzi. Non è possibile un modello unico, ma ciascuna scuola dovrà adattare le possibili risposte alla realtà locale. Per esempio formulando in modo sensato le ipotesi sullo scuolabus e sui mezzi pubblici, nel caso in cui coincidono o non ci sia il servizio. Il questionario per i genitori propone domande analoghe, aggiungendone due: una prima sulle ragioni per cui i figli sono sempre accompagnati da un adulto e un’altra sui motivi per cui scelgono l’auto, quando adottano questa modalità si spostamento. Si propone inoltre una carta sulla città corrispondente allo stradario della scuola, su cui segnare il percorso pedonale casa-scuola e le criticità che presenta. Il prodotto finale di questa indagine è rappresentato da:

  • Una mappa del territorio/stradario della scuola, che fornisce informazioni sulla viabilità (frutto delle percezioni soggettive di bambini e genitori);
  • Una mappa dei flussi dei percorsi casa-scuola;
  • Schede con grafici e commenti che tematizzano gli altri dati forniti dai questionari.

Quarto passo: la restituzione dei dati e il lancio del progetto.

Dopo aver raccolto i questionari dei ragazzi e dei genitori sarà possibile disegnare una mappa del quartiere, con informazioni sulla viabilità e sui flussi dei percorsi casa-scuola. A questo punto, utilizzando anche altri dati soggettivi forniti dagli intervistati, si convoca un’assemblea aperta a tutti i soggetti, insegnanti, ragazzi e genitori. L’assemblea è un momento molto importante che va preparato con cura, perché bisognerà coinvolgere i genitori e rispondere a tutte le domande che nasceranno dai questionari. Potrà essere coinvolto un pediatra, per sottolineare gli aspetti positivi dell’iniziativa in termini di salute. Saranno sentiti altri genitori già impegnati e dovrà esserci l’Amministrazione Comunale che, come abbiamo visto, sarà coinvolta attivamente. E, ovviamente, i rappresentanti della scuola, che racconteranno cosa stanno facendo per accrescere le competenze di bambini e ragazzi e quali aspetti si propongono di sviluppare in futuro.

Quinto passo: dividersi i compiti (bambini e ragazzi, scuola, famiglie, Comune, comunità).

Per promuovere l’autonomia occorre agire a più livelli, facendo sì che tutte le persone coinvolte svolgano il loro compito. Il Comune dovrà pianificare alcuni interventi: dissuasione della velocità, messa in sicurezza di alcuni percorsi e attraversamenti, iniziative di presentazione degli interventi di tutela dei pedoni e dei ciclisti, serate informative per i genitori sull’educazione all’autonomia, la salute e la sicurezza. La scuola, dal canto suo, cercherà di accrescere le competenze dei più piccoli, per esempio nell’analizzare le possibili situazioni critiche che incontreranno sulla strada, ma dovrà anche attrezzarsi per raccogliere un numero maggiore di biciclette e affrontare il problema del peso degli zaini. I genitori e i nonni si impegneranno in prima persona a organizzare uscite a piedi e in bici con i bambini e a partecipare a esperienze informative organizzate da scuola a Comune. Bambini e ragazzi, e questo è il cuore del progetto, dovranno accrescere le loro competenze e abilità: imparando ad analizzare i contesti nei quali si muovono come pedoni e ciclisti, acquisendo la capacità di valutare le situazioni di pericolo e maturando anche fiducia nelle proprie capacità di fronteggiare situazioni difficili. In particolare sono suggeriti: sopralluoghi con gli adulti lungo i percorsi casa-scuola, esperienze di educazione stradale con la Polizia Municipale, laboratori della bicicletta ed esperienze in bicicletta con i genitori, per accrescere le loro abilità di pedoni e ciclisti.

Sesto passo: il punto della situazione e la condivisione dei dati.

Con una grande festa si farà il punto della situazione, condividendo i risultati. Alla festa arriveranno tutti a piedi o in bicicletta (o al massimo parcheggeranno più lontano, se proprio non potranno rinunciare all’auto). Sarà il momento in cui i ragazzi presenteranno il loro lavoro, ma sarà soprattutto un momento di dialogo con il quartiere. L’obiettivo è condividere il senso del progetto, in un clima gioioso che eviti ogni richiamo al “catastrofismo” o al “sacrificio”. Sarà questo il momento per far comprendere chiaramente a tutti che promuovere insieme l’uso della bicicletta e della mobilità personale è:

  • un’esperienza gioiosa e appassionante, che in primo luogo arricchisce le relazioni sociali di piccoli e grandi e la conoscenza del proprio territorio;
  • aiuta a crescere (anche i grandi);
  • fa bene alla salute;
  • fa bene all’ambiente;
  • fa bene alla scuola;
  • fa bene alla città!

Settimo passo: il mobility management scolastico, l’organizzazione degli itinerari e delle forme di controllo,l’avvio dell’esperienza.

A questo punto si può partire: lo scopo del progetto è che cambi almeno un po’ la cultura della mobilità e che ciascuno decida di usare meno l’automobile e più i piedi e la bicicletta nei suoi spostamenti quotidiani. Proprio per questo è bene però non affidarsi in questa fase allo spontaneismo. Il progetto scommette sul buon senso, sull’intelligenza e l’autonomia delle persone, adulti e ragazzi, tuttavia è importante che vi siano rapidamente risultati visibili, tali da incoraggiare le buone pratiche familiari, la responsabilizzazione e l’autonomia di ragazzi e ragazze.

Come fare?

Classe per classe docenti e genitori esaminano la situazione. Le soluzioni possibili, da valutare in ragione del contesto urbano, dell’età e delle competenze dei ragazzi, sono varie. Si potrà registrare:

  • Un aumento dei bambini che vanno da casa a scuola a piedi o in bici individualmente, senza accompagnatori adulti;
  • “carovane” di bambini di diverse età, dove i più grandi aiutano i piccoli che si danno appuntamento vicino alle loro case e insieme raggiungono la scuola autonomamente;
  • Gruppi di bambini accompagnati da un adulto: un vero e proprio autobus a piedi (pedibus), con itinerario definito e punti di sosta segnalati da una palina;
  • Un maggiore uso dei mezzi pubblici;
  • Genitori che accompagnano i figli in auto ma li scaricano a una certa distanza dalla scuola, dove sono state allestite isole protette, da cui partono itinerari sicuri verso la scuola;
  • Altre soluzioni da inventare.

In comune queste situazioni avranno una riduzione dell’uso del mezzo privato e un aumento dei margini di autonomia dei ragazzi. La stessa cosa accadrà per il ritorno, a meno che non si frequenti una scuola il cui dirigente abbia deciso di attenersi all’interpretazione dell’Avvocatura di Stato, che suggerisce agli operatori di evitare che gli scolari delle elementari escano autonomamente da scuola. E’ bene tuttavia sapere che ci sono Dirigenti scolastici che promuovono l’autonomia di bambini e bambine anche dalla scuola elementare, dopo un percorso progettuale condiviso che vede tutta la comunità impegnarsi per garantire le condizioni che rendono il quartiere più a misura di bambini e bambine, se non altro in prossimità delle scuole e nelle strade di avvicinamento.